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Sestri Levante in pillole… Corso Colombo

Corso Colombo è stato intitolato al Navigatore ligure poiché aperto in vista delle celebrazioni per il 500° anniversario della Scoperta. Esso andava a collegarsi con via Carlo Alberto – attuale via XXV Aprile – dando la possibilità a chi desiderasse compiere il tragitto stazione/centro storico e viceversa di farlo in maniera comoda e diretta. Il nuovo tratto stradale fu ben presto fiancheggiato da due file di costruzioni che, unitamente all’ampiezza della carreggiata, facevano di quella strada un percorso privilegiato nell’urbanistica sestrese dell’epoca.

Tra gli edifici di pregio eretti in corso Colombo vi fu l’originale Palazzo fatto costruire dal benestante Vincenzo Fascie, caratterizzato dalla singolare torre barocca tuttora esistente. Al suo interno trovarono posto le strutture dell’Amministrazione municipale nei periodo in cui la sede tradizionale di piazza Matteotti era inagibile per lavori o per altri motivi.

In esso ebbe sede la Sezione sestrese dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci costituita all’indomani della Vittoria delle Armi italiane a Vittorio Veneto. Il 4 novembre 1920 sullo spiazzo antistante l’ingresso del palazzo fu lanciato un ordigno esplosivo sulla piccola folla di ex combattenti radunati davanti al portone, che causò la morte di Vincenzo Cappellini e il ferimento di alcuni altri suoi commilitoni.

Il Palazzo in oggetto, oggi di proprietà municipale, godette di un profondo restauro attuato in due tempi, tra il 1978 e il 1981, costato oltre 93 milioni di lire e attuato su progetto dell’architetto Baraldi.

In corso Colombo si trova la Biblioteca comunale Fascie-Rossi, in procinto di ampliare i propri spazi operativi ai piani superiori per sistemare in maniera migliore i materiali esistenti e meglio soddisfare le richieste di servizi avanzate da un pubblico sempre più numeroso.

Durante gli anni Trenta corso Colombo, perduto il lustro degli inizi assunto dai percorsi aperti successivamente, divenne una delle più importanti strade di servizio, con una infinità di esercizi che offrivano ogni tipo di merce.

Oltre ai molti locali e il tempo libero e la ristorazione – il Cinema Centrale, quattro Bar, la Trattoria di Luigia Castellini – erano presenti diversi esercizi per la cura della persona e l’eleganza maschile e femminile come le rivendite di tessuti di Emma Montepagano e Vittoria Nicolini, la Cappelleria di Giuseppe Ramaioli, le Sartorie di Augusto Maggi e Giovanni Ballero. Non mancavano naturalmente i negozi di alimentari, a partire dai due panifici di Pasquale Mignone e dei Fratelli Oneto, da diverse Salumerie, Latterie ecc. E ancora, l’edicola di giornali di Maria Lagomarsino, le due Cartolerie Lagomarsino e Panaro, i Fioristi Francesco Repossi e Maddalena Tasso, la Farmacia Dogliotti allora gestita dal Dottor Umberto Leonardi.

Meno consuete le attività del Distributore di carburanti di Luigi Zembo, del Deposito di cordami di Paolo Montepagano, dell’azienda di trasporti passeggeri via mare Spagnoli & C.

Di particolare importanza, per chi si occupa di storia locale, la presenza del fotografo Giacomo Borasino (1875-1975), un autentico testimone del tempo, nel suo studio fotografico di corso Colombo. Un vero e proprio artista dell’obiettivo che ci ha lasciato un patrimonio di immagini storiche. Mancato panettiere nella bottega del padre, si era avvicinato all’ora nascente arte della fotografia nel 1890 dopo avere acquistato, più che altro per curiosità, un “pacchetto” per il neo fotografo costato 15 lire contenente, oltre naturalmente una macchina fotografica – della gloriosa marca Bencini – anche il necessario materiale per lo sviluppo e la stampa delle immagini, non essendo ancora molto diffusi i laboratori fotografici.

Da allora per il fotografo in erba iniziò una lunga carriera che lo portò a ritrarre, con rara maestria, volti, scene di strada, vedute ecc. Come ha raccontato lo zio di Giacomo Borasino, Giovanni Montepagano, quando il nipote non aveva niente da fare in negozio prendeva su la macchina con il cavalletto e si recava nelle località attorno a Sestri Levante a riprendere paesaggi, angoli caratteristici e personaggi da immortalare nella memoria collettiva. Un’attività rimasta incisa in una infinità di stampe di incommensurabile preziosità che oggi ci permettono di rivivere idealmente quel lontano passato.

Dopo l’effettuazione della memorabile Mostra fotografica intitolata “Borasino a Sestri Levante 1875-1949” per la quale fu stampato a cura del Comune il magnifico album che reca l’appassionata introduzione dell’allora Assessore alla Cultura Prof. Sandro Antonini, dell’Archivio Storico del Comune di Sestri Levante. Oggi lo Studio-negozio fotografico che fu di Giacomo Borasino è ancora presente in corso Colombo, con il grande deposito di lastre pronte per la stampa di quelle riproduzioni che hanno il dono di riproporci, immutate, le sensazioni e le emozioni che vanno al di là del tempo per assurgere ad un universo irreale e palpabile per chi ne comprende il messaggio. Assai significativa, in tal senso, una frase di Giovanni Descalzo su Borasino: “Concepì la fotografia come un’arte e la coltivò da poeta”.

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